Giuseppe Carta
Nato a Banari (SS) nel 1950. Presentato da: Annette Stabell, Jean Ballet, Giorgio Soavi, Beba Marsano, Ada Masaoero.Ha esposto a: Parigi, Grand Palais; Parigi, Espace Branly della Tour Eiffel; Parigi, 104° Exposition de la Socété des artistes indipendants; Bologna, Arte Fiera; Milano, Galleria Antonia Jannone; New York, Art International; Londra, Albemarle Gallery; Reggio Emilia, Fiera Arte; Firenze, Galleria Mentana; Milano, Galleria Magenta; Costa Azzurra, Galleria di Saint Paul de Vence; Copenaghen, Istituto Italiano di Cultura; Bologna, Galleria Stefano Forni; Amburgo, Istituto Italiano di Cultura; Lisbona, Istituto Italliano di Cultura; Montecarlo, Maison dell'Amerique Latine de Monaco; Cagliari, Castello San Michele.
"'Le nature' che dipinge Giuseppe Carta non appaiono ' morte ' se non allo spirito assopito dalle definizioni, o scoraggiato dagli sterili esercizi che impone talvolta la legge del genere. Però, ad interrogarsi un istante sul vigore della parolla 'natura', e l'inezia che è le gata all termine 'morta', si osserva subito che si gioca una dinamica drammatica. Questo movimento di forze antagoniste, nelle tele di Giuseppe Carta, liberate dalle loro opressioni liriche, si sviluppa in contrappunti intensi e luminosi. C'è un bel pò da lì alla cerimonia funebre che ha rattristato tante 'nature morte' nelle gallerie europee. Come erede, ma soprattutto come fratello in modernità dei più grandi, ai quali fa riferimento, la grazia di Giuseppe Carta ha il potere di far rotolare la pietra del sepolcro."
Jean Ballet
" ... con la pazienza di un primitivo fiammingo e pennelli da miniaturista, Carta riproduce l'invisibile. Dipinge l'aria e la luce, le trasparenze robuste del vetro e quelle leggiadre del cristallo, i riflessi traslucidi della porcellana e quelli opachi dell'argilla ... E poi dipnge la natura nusicale dell colore. Per lui ... la musica è l'altra faccia della pittura... Per arrivare all'essenza, Carta ha interiorizzato la visione eliminando progressivamente ogni distrazione dell'occhio. Ha ridotto il colore arrivando, in un lungo processo di sottrazione, a una tavolozza essenziale fino quasi al monocromo. Il principio, confessa, è quello dei maestri impressionisti, nei cui dipinti esiste un colore dominante che dà il tono all'intera composizione. Nelle sue nature morte questo colore si declina in una molteplicità senza fine di sfumature, ombreggiature, evanescenze sonore. Ancora musica ..."
Beba Marsano
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