Collezione

Giancarlo Montuschi

Nasce a Faenza (RA) nel 1952. Presentato da: Giuliano Serafini, Emidio de Albentiis, Nicola Micieli, Alain Querre, Marcello Venturoli.

Ha esposto a: Milano, Haidea Gallery; Leppavaara (Finlandia), Istituto Italiano di Cultura; Roma, Galleria "Navona 42"; Innsbruck, alla 10. ART internationale Messe; Rothenburg, Museo Kriminal; Prato, Galleria Armanda Gori Arte; Perugia, Galleria Il Gianicolo; Corciano, Sala Comunale; Pisa, Museo Nazionale della Certosa di Calci; Perugia, Palazzo della Penna; Saint-Emilion (Bordeaux), Museo della Ceramica; Anghiari, Palazzo Comunale.

"...Montuschi ha predisposto accanto questa sua inesorabile risalita verso l'alchimia, tutto un apparato teorico desunto via via dall'esercizio della disciplina. Ha cioè verificato "sur le terrain" per induzione, principi inerenti alla sapienza antica quasi si trattassero di enunciazioni proprie, di verità scontate su scoperte personali. La prima tra tutte: l'alchimia intesa come proiezione convenzionale della natura nella sua accezione estensiva di physis, nonchè come metodo iniziatico alla penetrazione dei segreti dell'universo. Non meno decisiva per l'artista è stata l'intuizione di quell'unicum all'interno del quale spirito e materia si ritrovano ad uno stesso denominatore conoscitivo, secondo una visione che, con altri intanti, anche il pensiero greco aveva fatto proprio.Questa sintesi si sarebbe sciolta per sempre all'avvento del cristianesimo. E non sarà un caso che la Chiesa avverserà strenuamente ogni tentativo di restaurazione della perduta, mitica unità. Dall'alchimia Montuschi ha in sostanza colto la stigmate "laica", quando all'aggettivo sia riconosciuto il senso di anticonfessionalità, senso che a sua volta non esclude una connotazione mistica. Ne ha tratto in altre parole lo specifico di verità che non potrà essere mai dimostrata se non per i canali dell'intuizione e dell'ascesi..."

Giuliano Serafini

"... L'antisoprammobile non è dato soltanto dalla statura ma dalla sua vis assembleare, dal fatto che i maghi, a differenza dei dannati alla vita del grande scultore di Stampa ti invitano con loro. Coi capelli a pois di ceramica raku o, se si vuole, essendosi allungato del doppio  il cono gelato capovolto sulla testa, le giacchebraccia come ali nere lungo i fianchi non cessano di suonare, tirando fuori dai corpi sugli attenti parodie di strumenti, doppi flauti a corna, flauti bastoni, chitarre fossili. Una musica recitata col silenzio, rituale; se la dose di gioco non basta, l'artista è prontonad aggiungere pois anche ai calzoni dei musicanti ..."

Marcello Venturoli+

Giancarlo Montuschi

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