Collezione

Francesco Mariani

Nato a Calenzano (FI) nel 1956.

Presentato da: Piero Nincheri, Gianni Pozzi, Marco Ariani, Rita Romanelli, Dino Pasquali e Tommaso Paloscia.

Ha esposto a: Parma, Galleria Santa Chiara; Firenze, Fortezza da Basso; Sesto Fiorentino, Galleria La Soffitta; Prato, Galleria d'Arte La Spirale.

"Negli ultimi quarant'anni gli artisti hanno radicalmente trasformato la forma e i contenuti delle loro opere; che era stato educato a canoni estetici tradizionali sui quali si era basata la pittura dell'antichità a epoca recente, si sente del tutto impreparato. I centri artistici erano pochi e la carriera di un pittore era disciplinata da regole ferree; chi intraprendeva l'attività dell'arte era destinato ad anni di studio nella bottega del maestro. Francesco Mariani ha seguito quest'antica logica: si è formato alla scuola di Piero Nincheri, artista scomparso nel 1999, del quale ho avuto modo di scrivere più volte ... Francesco Mariani ha pienamente appeso la poetica del maestro, reinterpretandola in un suo stile personale, spesso spoptando l'ottica su una chiave onirica e di ascendenza mitologica, tanto che mi viene da citare Francesca Bandinelli quando scrive: "L'occhio di Mariani scava negli abissi della coscienza dove la ragione si frantuma in un universo in cui il sentire si immerge in rarefatti spazi notturni ed in atmosfere lunari ed allucinate dove l'io è drammaticamente solo con se stesso. Le immagini sono così rapite all'inconscio, a quel territorio istintivo e terribile che è dentro ad ognuno di noi e dove paradossalmente è più facile trovare l'equilibrio tra la mente ed il corpo."

Miguel Angel Obregòn Lopez

"Immagine fantastica, specchio di verità, ricordo e predizione. Non si definisce in un'unica via la pittura di Francesco Mariani, a lei ci si accosta chiamati da un'evidenza visiva che scuote; solo dopo, metabolizzato l'impatto, si riflette su ciò che racconta, su cosa la impregna. Quadri con riferimenti mitologici e classici, non narrano ma alludono, il tema evidente sottintende una riflessione sull'esperienza dei sentimenti: malinconia, potenza, ricordo struggente e fragilità. I tagli originali aprono una squarcio sulla realtà, non si spiega ciò che è nella vita, il pittore non si fa vate ma distruttore di una cortina fitta che egli strappa per mostrare, non spiegare, ciò che c'è oltre. I nudi si rivelano così definiti di classica perfezione, ma i colori gridano, un urlo che scuote e reclama talora drammaticità, altre la sconvolgente bellezza del corpo umano; la natura è velata da una calma solo superficiale, sotto palpita, vive."

Chiara Filippini

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